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Caporalato, la nuova legge inasprisce le pene

Caporalato, basse retribuzioni, sfuttamento dei clandestini: l'agroalimentare italiano sotto accusa in un Rapporto ONU stilato da Hilal Elver

Via libera definitivo della Camera alle nuove norme: ecco cosa cambia

Previsti nuovi strumenti penali per la lotta al caporalato come la confisca dei beni

ROMA – Riscrittura del reato di caporalato con il datore di lavoro che rischia anche l’arresto in flagranza di reato. Confisca di beni senza interrompere l’attività produttiva ed estensione alle vittime delle risorse del Fondo antitratta.

E ancora: graduale riallineamento delle retribuzioni nel settore agricolo e potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità per prevenire il lavoro nero. Sono alcune delle misure contenute nella nuova legge contro il caporalato approvata definitivamente dalla Camera dei Deputati.

In linea generale la nuova normativa introduce maggiori garanzie per la tutela della dignità dei lavoratori agricoli e alcune innovazioni sotto il profilo penale che alzano il livello del contrasto come è stato fatto contro la criminalità organizzata.

Il provvedimento, che rafforza anche le misure a favore delle imprese agricole virtuose, mette inoltre in campo uno sforzo organico e coordinato tra diverse istituzioni e le forze dell’ordine per combattere il fenomeno.

«Lo Stato risponde in maniera netta e unita contro il caporalato con questa nuova legge attesa da almeno cinque anni. Ora abbiamo più strumenti utili per continuare una battaglia che deve essere quotidiana, perché sulla dignità delle persone non si tratta» ha affermato il Ministro Maurizio Martina.

«L’agricoltura si è messa alla testa di questo cambiamento, che serve anche a isolare chi sfrutta e salvaguardare le migliaia di aziende in regola che subiscono un’ingiusta concorrenza sleale. C’è tanto lavoro da fare e una legge da sola non basta, ma la direzione che abbiamo tracciato è inequivocabile. Dobbiamo lavorare uniti per non avere mai più schiavi nei campi» ha aggiunto.

Le principali misure della legge contro il caporalato

1) Inasprimento degli strumenti penali. La legge introduce nuovi strumenti penali per la lotta al caporalato come la confisca dei beni come avviene con le organizzazioni criminali mafiose, l’arresto in flagranza, l’estensione della responsabilità degli enti.

In Senato è stato introdotto l’allargamento del reato anche attraverso l’eliminazione della violenza come elemento necessario e che rendeva più complessa l’applicazione effettiva della norma.

La nuova legge prevede anche la responsabilità del datore di lavoro, il controllo giudiziario sull’azienda che consentirà di non interrompere l’attività agricola e la semplificazione degli indici di sfruttamento.

2) Indennizzi per le vittime. Per la prima volta si decide di estendere le finalità del Fondo antitratta anche alle vittime del delitto di caporalato, considerata la omogeneità dell’offesa e la frequenza dei casi registrati in cui la vittima di tratta è anche vittima di sfruttamento del lavoro.

3) Rafforzata la Rete del lavoro agricolo di qualitá. La legge rafforza la operatività della Rete del lavoro agricolo di qualità, creata nel 2014 con il provvedimento Campolibero e attiva dal 1 settembre 2015.

Con la norma si estende l’ambito dei soggetti che possono aderire alla Rete, includendovi gli sportelli unici per l’immigrazione, le istituzioni locali, i centri per l’impiego, i soggetti abilitati al trasporto dei lavoratori agricoli e gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura.

In sostanza si introducono nuove vie sperimentali di intermediazione del lavoro agricolo, affinché si promuova la legalità e il rispetto dei diritti dei lavoratori. Allo stesso tempo si stabilisce l’estensione dell’ambito delle funzioni svolte dalla Cabina di regia della Rete stessa, che è presieduta dall’Inps e composta da rappresentanti di sindacati, organizzazioni agricole e Istituzioni.

4) Piano di interventi per l’accoglienza dei lavoratori agricoli stagionali. Con la nuova legge le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attraverso un piano congiunto di interventi per l’accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli.

L’obiettivo è tutelare la sicurezza e la dignità dei lavoratori ed evitare lo sfruttamento ulteriore della manodopera anche straniera. Il piano presentato dai Ministeri del Lavoro, delle Politiche agricole e dell’Interno sarà stabilito con il coinvolgimento delle Regioni, delle Province autonome e delle amministrazioni locali nonché delle organizzazioni di terzo settore.

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