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Cannabis nelle urine: medicina di laboratorio la accerta oltre i 30 giorni

cannabis light

Con progressi del settore anche i consumatori di nuove droghe non hanno scampo

Nella fascia d’età 15-19 anni non si registrano cali nel consumo di cannabis

ROMA – La medicina di laboratorio fa passi in avanti e diventa punto di osservazione anche di fenomeni sociali, non solo luogo dove si eseguono test diagnostici.

Le novità più importanti riguardano il tema delle nuove droghe, come sottolinea Marcello Ciaccio, presidente della SIBioC, che da domani a giovedì si riunirà nel congresso annuale a Torino.

Mentre si assiste a un generale calo a livello nazionale dell’incidenza di consumo di cannabis e cocaina a favore delle droghe sintetiche, il calo non esiste nella fascia d’età 15-19 anni.

«Sono i teenagers a consumare più cannabis e oggi il laboratorio ha tutte le competenze per la determinazione delle sostanze d’abuso senza difficoltà. Anche dopo 30 giorni possiamo accertare il consumo di cannabis nelle urine, almeno per i consumatori cronici» spiega Ciaccio.

Si tratta di un fenomeno italiano che anche una recente indagine del European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs (ESPAD) ha evidenziato. Lo scorso anno il consumo di cannabis tra gli adolescenti è passato dal 9,8% dei 15enni al 37,5% dei 19enni, mentre tra le studentesse si è passati dal 7,6% al 25,5%.

Gli strumenti di cui oggi dispone la medicina di laboratorio possono svelare da una parte anche concentrazioni molto basse di sostanze d’abuso “classiche”, dall’altra l’uso di molecole sintetiche che si sono affacciate di recente tra i consumatori.

«Oltre alle sostanze d’abuso già note (alcol, eroina, cocaina, cannabis) si sono diffuse nuove sostanze sintetiche, a volte derivate da farmaci in commercio, ma che sono state chimicamente modificate e vendute illegalmente attraverso Internet» rivela ancora il prof. Ciaccio.

«Nonostante si tratti di sostanze non facilmente identificabili, oggi grazie agli strumenti e alle conoscenze in nostro possesso, siamo in grado di valutare i singoli casi con una certa facilità» aggiunge.

«Il nostro lavoro è sempre più riconosciuto anche a scopi amministrativi e/o medico legali, come ad esempio per verificare la non idoneità alla guida, determinare i requisiti psicofisici per il rilascio del porto d’armi, accertare lo stato d’ebbrezza o assunzione di sostanze stupefacenti di persone alla guida o di lavoratori con mansioni a rischio».

Per far fronte a questi fenomeni, la medicina di laboratorio diventa così disciplina trasversale, rendendo più efficace la collaborazione tra medici, biologi, giudici, medici legali.

«Abbiamo metodologie sempre più precise per determinare la presenza di sostanze d’abuso. La qualità e quantità di sostanze nell’organismo e i tempi di assunzione possono essere determinati anche a distanza di settimane in campioni diversi, come sangue, urine, capelli» conclude Ciaccio.

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