Site icon Corriere Nazionale

Figc e Intralot: l’accordo finisce in tribunale

Restrizioni "ingiustificate" per l'accesso ai corsi di Direttore Sportivo, Collaboratore della Gestione Sportiva, Osservatore e Match Analyst: multa da 3,3 milioni dell'Antitrust alla FIGC

Continua a far discutere l’accordo tra Figc e Intralot

Tre avvocati hanno fatto ricorso al Tribunale civile di Roma per la discussa sponsorizzazione

L’accordo di sponsorizzazione tra Figc e Intralot continua a far discutere

ROMA – Altro che chiacchiere da bar. Dopo essere approdato in Parlamento, oggetto di interrogazioni e interpellanze, il discusso accordo di sponsorizzazione tra Figc e Intralot, società operante nel settore delle scommesse sportive, ora finisce anche in tribunale. Davanti al giudice, per l’esattezza.

Tre avvocati – Alessio Di Amato, Samantha Caminiti e Anna Maria Rosaria Carbone – hanno inoltrato ricorso al Tribunale Civile di Roma chiedendo di vietare alla federazione sia di dare evidenza allo sponsor in occasione di qualsiasi manifestazione collegata alla Nazionale, sia di pubblicizzare il rapporto di sponsorizzazione.

In sostanza, l’intento è di bloccare l’accordo tra Figc e Intralot tout court. La richiesta, riferisce Agipronews, è stata inviata la settimana scorsa, venerdì 7 ottobre, con procedimento d’urgenza, motivato dall’imminente impegno della Nazionale con la Macedonia. La partita si sarebbe giocata infatti 48 ore dopo a Skopje.

Nello stesso giorno è arrivata la risposta del giudice della IX Sezione, Fausto Basile, che da una parte ha rigettato la procedura d’urgenza, dall’altra ha convocato le parti per il 20 ottobre.

Sulla Nazionale italiana, argomentano i ricorrenti «converge l’attenzione e l’interesse non solo degli appassionati di calcio, ma in genere di tutti i cittadini italiani».

E poiché, secondo il meccanismo delle sponsorizzazioni, tale interesse si trasferisce anche allo sponsor, l’accordo tra Figc e Intralot diventa «una associazione idonea a determinare, sia nei più grandi sia nei più piccini, una pericolosa forma di assuefazione e di accettazione del gioco d’azzardo come intimamente connesso al fenomeno sportivo».

Nella sua risposta, il giudice rileva che «al di là del giudizio morale sulla opportunità di associare in termini propagandistici valori e sentimenti così distanti tra loro», nel ricorso non vengono individuati «eventuali profili di violazione della normativa vigente in materia di gioco d’azzardo» e che in ogni caso «la legislazione italiana ha da tempo legalizzato il gioco d’azzardo, disciplinandone contenuti e modalità».

Exit mobile version