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Guerra in Siria: centomila bambini senz’acqua

Emergenza acqua ad Aleppo, città del Nord della Siria

Lo denuncia l’Unicef: «Alto rischio di epidemie»

L’arrivo dei convogli hanno distribuito aiuti alla popolazione di Madaya, in Siria

ROMA – Mentre prosegue il muro contro muro tra Russia e Stati Uniti per un nuovo accordo sul cessate il fuoco la guerra in Siria continua a mietere vittime e la popolazione delle zone dove infuriano i combattimenti è allo stremo.

Cinque giorni fa intensi attacchi aerei hanno danneggiato le stazioni di pompaggio dell’acqua che fornivano acqua pulita a 250.000 persone nella parte orientale della città di Aleppo. Oltre 100.000 bambini sono stati costretti a bere acqua da fonti non sicure, o da fori superficiali nelle tubature o da pozze d’acqua che fuoriusciva dai tubi rotti.

«Privare i bambini di acqua pulita li espone al rischio di epidemie di malattie legate all’acqua e si aggiunge alla sofferenza, alla paura e all’orrore che i bambini ad Aleppo vivono giorno dopo giorno», ha dichiarato Hanaa Singer, Rappresentante dell’organizzazione in Siria.

Aiuti umanitari raggiungono quattro città della Siria

La distribuzione degli aiuti umanitari a Madaya, nella Damasco rurale

L’Unicef sta supportando interventi urgenti per riparare i danni alle stazioni di pompaggio dell’acqua e intanto ha preso parte ad una missione con convogli inter-agenzie delle Nazioni Unite in quattro città della Siria, per fornire assistenza umanitaria urgente a 60.000 persone.

Nell’ambito del cosiddetto “Accordo tra Quattro Città”, i convogli hanno distribuito aiuti alla popolazione di Madaya e Zabadani nella Damasco rurale e a Foah e Kefraya nel Governatorato di Idlib.

L’Unicef ha consegnato kit sanitari e nutrizionali, forniture igieniche e vestiti per bambini per 20.000 persone a Madaya e Zabadani – e aiuti (dello stesso tipo) per 10.000 persone a Foah e Kafraya.

A Madaya, dove l’Unicef è potuta entrare dopo cinque mesi dall’ultima volta, sono stati visitati i bambini malnutriti ed è stato fornito supporto alle squadre sanitarie locali.

«Dallo scorso aprile non siamo più potuti entrare a Madaya. Sono stata lì a gennaio, i bambini erano affamati e nonostante i nostri frenetici sforzi abbiamo visto morire proprio sotto ai nostri occhi un giovane. Nei mesi successivi sono ritornata quando è stato possibile accedere. Ma questa volta non so cosa possiamo trovare…» ha dichiarato Rajia Sharhan, nutrizionista Unicef.

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