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Il caso di Melito Porto Salvo: il paese sapeva

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Il caso DI Melito Porto Salvo: il paese sapeva

Difendere l’adolescente laddove i carnefici non sono solo 8 colpevoli ma la collettività

Alcune ciarlone di Melito Porto Salvo contro la condotta sbarazzina della giovane stuprata hanno segnato l’indecenza. Evidentemente la maternità, la solidarietà, l’aiuto sociale non lo posseggono. E se la società non abbraccia casi emarginati di solitudine e di violenze la colpa è da segnare a questi atteggiamenti che mortificano soprattutto la donna del sud, già sacrificata. Alla quale sono conferiti solo debiti morali.

Sul banco degli imputati è finita anche questa dichiarazione di una signora davanti alle telecamere del TgR Calabria: «Sono vicina alle famiglie dei figli maschi. Per come si vestono, certe ragazze se la vanno a cercare» Ma il parroco del paese ha giustificato la dichiarazione come frettolosa e superficiale. Una società arcaica soprattutto non evoluta. Pronta a criticare un atteggiamento sbarazzino, birichino.

Quando la stampa, quella libera, afferma che al Sud lo Stato è assente non lo dice per sentito dire. Quando i giornalisti indigeni raccontano i fatti e misfatti, come l’orrendo crimine perpetrato ad una ancor ragazzina di Melito Porto Salvo, il disagio è conclamato dalla difficoltà di esporre i fatti, senza esclusioni di colpi. Il disagio sociale che si vive tra i muri del non sapere e non vedere ci riporta indietro nel tempo. Difficile indagare senza suscitare allarme.

Perché dopo un anno e mezzo dalla denuncia si conoscono i fatti?

Il padre aveva già denunciato il fatto un anno e mezzo fa. Mentre è sicuramente mancata la presenza attiva della gente del posto alla fiaccolata, organizzata da Libera pochi giorni or sono. I numeri sono confusi dei partecipanti: 200 o 300 persone e poche donne, molti pervenuti da altri paesi. Troppo affaccendate o proibito andarci? E alla fiaccolata Don Benevenuto Malara, parroco del paese, che è vicino da tempo alla famiglia racconta che “ho parlato con il padre e mi ha detto che si è allarmato dopo aver saputo di un video che girava sui cellulari di alcuni ragazzi del paese”. Poi è andato a denunciare tutto ai carabinieri ma un anno e mezzo fa.

Quei particolari sottili che giravano nelle chat dei giovani melitesi

I rapporti sessuali vengono raccontati dai media con dovizia nei particolari, una cronaca alla quale avrebbero potuto anche fare a meno di raccontarla nei dettagli. Sfumature raccapriccianti sui rapporti oramai erotici: “pantaloni abbassati” e sesso senza limiti e inibizioni. Ancora. E ancora sconcerto. Era lo scherno dei coetanei, ma era diventato anche il passatempo degli uomini che godevano di fronte quelle immagini che sapevano di lacrime e sangue. Nelle viuzze buie, sotto i lampioni sfocati si ascoltavano le raccapriccianti scene divenute il passatempo del borgo. Ah, e se fosse stata loro figlia! Beffeggiata dal più lugubre personaggio del paese, per aver ceduto ad un branco di “ominicchi”, per la sua paura.

Una storia di n’drangheta, di squallore e molta omertà. Tre anni di abusi concepiti negli anni più belli di un’infanzia invece violata.

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