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Auto a guida autonoma, l’Aci chiede test in pista

L'abitacolo di un'auto a guida autonoma

Standard di sicurezza tutti da verificare per le auto senza pilota

L’abitacolo di un’auto a guida autonoma

ROMA – L’auto che si guida da sola è al tempo stesso il presente e il futuro della mobilità, ma la sicurezza dei passeggeri resta uno dei problemi principali. L’ultimo incidente che ha coinvolto un’auto senza pilota risale allo scorso maggio, anche se la notizia è stata diffusa quasi due mesi dopo.

Negli Stati Uniti una Tesla Model S non ha visto un camion che attraversava la strada e non ha frenato: nello scontro è morto un quarantenne dell’Ohio. Secondo la casa costruttrice né i computer di bordo né il guidatore, che secondo quanto ricostruito stava guardando un film, si sono accorti del tir perché era di colore bianco e il cielo era molto illuminato.

Ad accendere ancora i riflettori sulla questione sicurezza delle auto senza pilota è l’Aci con il suo presidente Angelo Sticchi Damiani. «L’auto a guida autonoma è il presente. Un presente per il quale scienza, tecnologia e industria sono già pronte, mentre cultura, diritto e società non lo sono ancora. Occorre colmare, al più presto, questo gap» spiega.

Per il numero uno dell’Automobile Club d’Italia «prima di rendere queste auto parte del complesso sistema mobilità nel quale tutti ci muoviamo, occorre avere la certezza che questo genere di tecnologie sia error free e che la loro diffusione rappresenti un vantaggio e non un rischio». Diventa fondamentale quindi «verificare l’affidabilità delle auto a guida autonoma, prima di avviare la sperimentazione su strada».

L’ultimo incidente mortale che ha visto coinvolta un’auto senza pilota è avvenuto lo scorso maggio

Un pensiero condiviso anche da Marco Mauri, Direttore innovazione e sviluppo di ACI Global, per il quale la soluzione è una sola: testare le auto a guida autonoma nei circuiti. Solo la pista, infatti, «è in grado di unire la scientificità dei test in laboratorio alla possibilità di riprodurre le condizioni standard della mobilità stradale» afferma.

Per Mauri i test di laboratorio non sono sufficienti, perché «nessun laboratorio sarà mai in grado di riprodurre le mille variabili che caratterizzano la mobilità su strada». Occorre, dunque, «individuare spazi capaci di unire al rigore scientifico dei laboratori la complessità e la problematicità dell’ecosistema mobilità, eliminandone allo stesso tempo gli aspetti di rischio».

«L’Aci – conclude Sticchi Damiani – è pronto a fare la sua parte, mettendo a disposizione il suo know-how, le piste e i Centri di Guida Sicura di propria gestione: Monza, Vallelunga, Lainate e Magione».

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