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A 12 anni abusata da sciacalli e da una cultura mafiosa

A 12 anni abusata da sciacalli e da una cultura mafiosa
I fermati sono tutti di Melito di Porto Salvo accusati a vario titolo

“La n’drangheta è una holding criminale ma non ha all’interno il settore stupri”

Melito Porto Salvo (RC) – Appena 12 anni ed era già consumata e abusata da violenze inaudite in quel profondo sud omertoso che forse è stato solo a guardare. Poiché “nessuno deve sapere” ancora vive nell’aria di un sud sempre più solo, dove governa la n’drangheta. Stuprata in zone diverse da animali, 9 maggiorenni e un minorenne, nel melitese in provincia di Reggio Calabria.

Un oggetto, una cosa. Ciò che è accaduto a Lucia (nome inventato) condizionata e sotto le grinfie di bruti a sottostare alle violenze che le venivano inflitte dal branco che l’aveva individuata come pezzo debole in una società ancora prepotente e costretta a quel sistema maschilista-meridionale contro il quale non è facile chiudere la porta in faccia se non accompagnata da una grande dose di solidarietà e coraggio.

Figlia di genitori separati, per due anni ha subito violenze: picchiata e ricattata, senza potersi difendere. 10 ragazzi, nove minorenni e un maggiorenne, a turno si divertivano con il loro giocattolo, ma chi dettava le regole era Giovanni Iamonte, il figlio del capo Boss Remigio della zona di Melito Porto Salvo nel reggino. L’operazione dei carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria su ordine della Procura della Repubblica ha eseguito 10 misure cautelari. I fermati sono tutti di Melito di Porto Salvo accusati di vario titolo: violenza sessuale di gruppo aggravata, atti sessuali con minorenni, detenzione di materiale pedopornografico, violenza privata, atti persecutori, lesioni aggravate e favoreggiamento personale.

Nell’estate del 2013 incomincia una innocente relazione

La storia

Nell’estate del 2013 incomincia una innocente relazione con un ragazzo, un’estate all’insegna dell’innamoramento puro, genuino. Ma non fu così subito dopo.

Stufandosi della semplicità del rapporto il fidanzatino la spinge a buttarsi tra le braccia di un altro, un amico con il quale incominciano i giochi erotici.

E poi ancora un altro. E ancora. E da qui la triste storia contro la quale non riuscì a tirarsi fuori, pena la pubblicazione dei video e foto in rete da farla svergognare in tutto il paese. Abusata cronica.

La scuola è una grande famiglia

La scuola è la sua famiglia

Ha cercato di confidarsi con un compagno ma è stato pestato a sangue da un’azione punitiva che si guardò bene poi da aiutare la ragazza a sconfiggere le sue paure e denunciare ciò che aveva subito. La sua insegnante, che evidentemente la conosceva molto bene ha subito notato nel suo comportamento qualcosa che non andava. La sua tristezza insolita, il suo mutismo, smagrita com’era. Allora cominciò l’azione di convincimento per farla parlare e raccontare cosa era successo.

Invitandola a mettere da parte il terrore e la vergogna in una terra dove il fardello del pudore grava quanto un macigno. Confidandosi con l’insegnante scattano le denunce e forse si pone fine alla sua tragedia. Ma ci vorrà del tempo per scaricarsi quel pensiero insistente degli ultimi due anni che l’hanno reso una giovane persona abusata. Quelle sporche mani che hanno profanato la sua libertà e le hanno rovinato la vita non sarà facile dimenticare.

Non le è rimasto neppure qualche sogno da bambina.

ada cosco

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