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Da trentacinquenne vi racconto lo Sziget in 10 punti

Sono andato ad uno dei più importanti festival musicali d’Europa un po’ fuori tempo massimo. Ecco cosa ho trovato!

I Kaiser Chiefs sul main stage dello Sziget Festival

Quest’anno sono stato per la prima volta allo Sziget, il festival musicale che per una settimana trasforma l’isola di Óbuda a Budapest, in quella che gli organizzatori chiamano “Island of freedom”.

Ci sono andato ora, a trentacinque anni, quindi un po’ “fuori tempo massimo”, considerando che il festival si rivolge per lo più a ventenni o giù di lì, salvo rare eccezioni (e io ero tra quelle).

Ci sono andato solo ora, ma da appassionato di musica un po’ di festival e concerti in giro per l’Europa li ho visti, per questo ho deciso di fare tappa allo Sziget, almeno una volta, prima che fosse troppo tardi. Per anni ho ascoltato incuriosito i resoconti di chi allo Sziget ci è andato negli anni dell’università e si è divertito da morire, così ora finalmente posso dire la mia, riassunta in una lista di dieci punti.

L’ingresso allo Sziget Festival, “The island of Freedom”

LO SZIGET FESTIVAL RIASSUNTO IN 10 PUNTI

1. La musica non è tutto. Sembra una banalità ma è una cosa che mi ha stupito. L’impressione è che la maggior parte degli spettatori non siano allo Sziget perché attratta dagli artisti ingaggiati.

Il pubblico (non tutti, ma molti) sono allo Sziget per essere allo Sziget. Quindi non importa se sul palco salgano i Muse o Lady Gaga: se hai deciso di andarci il biglietto lo compri lo stesso. Non è un festival di musica (non solo almeno) ma una grande festa.

2. La musica non è tutto ma quando sale sul palco Noel Gallagher ti accorgi della differenza tra alcuni artisti ed altri. La classe non è acqua!

3. Mi è piaciuta l’idea che all’ingresso ti assegnassero un passaporto con il programma, così come lo slogan “Island of freedom”. Da trentacinquenne la cosa mi è sembrata già sentita e un po’ inflazionata ma a vent’anni sarei impazzito al pensiero di poter entrare in un’isola dove sarei stato libero di fare qualsiasi cosa, passando da un concerto all’altro.

Il passaporto con il programma dello Sziget (Fonte: https://goo.gl/hBTXOL)

4. L’organizzazione è impeccabile. All’inizio ti “costringono” a ritirare una scheda ad hoc su cui caricare i tuoi contanti, perché sull’isola non si possono usare. Mi è sembrata una seccatura ma poi quando vai a pagare e ti accorgi che non c’è fila, allora capisci che il tempo perso all’inizio per ritirare la carta è stato tempo guadagnato.

Inoltre non ho mai fatto troppa fila per mangiare e bere, il che la dice lunga sull’organizzazione in un’isola che in una settimana vede arrivare 500.000 persone. Complimenti a loro!

5. Altra cosa che ho notato: nonostante l’alcool scorresse a fiumi non ci sono state risse o comportamenti violenti, almeno non ci ho fatto caso. Non è una banalità. Sono abituato a frequentare discoteche o locali dove il passare del tempo è quantificato dal numero di risse.

Il posto ideale allo Sziget per scattare foto da condividere sui social

6. Un punto in meno all’organizzazione lo do per la scelta degli alcolici: birra Dreher come se piovesse, cocktail insipidi e secchielli con ghiaccio e mojito in cui, come di consueto, il rum non è serve ad altro che a insaporire il ghiaccio.

7. Lo so, non è facile fare stare 500.000 persone in un’isola per una settimana, ma vi assicuro che sull’isola di Obuda ho sentito odori che non credo di aver mai sentito in vita mia. In certi punti e col vento a sfavore si respirava un misto tra birra andata a male, urina, sudore, vomito e altra roba cha non sono ancora riuscito a capire.

8. Come in tutti i festival, chi vi partecipa entra a far parte dello spettacolo. Allo Sziget trovi di tutto: dall’hipster con barba, cappello di paglia e tatuaggio da marinaio al palestrato da discoteca in canottiera o a torso nudo per mostrare i muscoli. Dalla ragazzina inglese chiassosa e ubriaca in pantaloncini cortissimi, alla ragazza dark (ma esistono ancora?) capace di indossare le calze nere sotto il sole di agosto.

Lo Sziget festival non è solo musica

9. Punto di forza dello Sziget è però l’intrattenimento. Al di là dei concerti che sono tantissimi c’è sempre qualcosa da fare: dj set, schiuma party (a cui non ho partecipato per evidenti limiti di età), workshop di arte e creatività, lezioni di yoga, giochi in scatola, cinema.

Ci sono anche campi da calcetto, beach volley e basket per chi ha ancora le gambe per correre, nonostante la non stop di concerti.

10. La musica non è tutto allo Sziget. Lo ripeto ancora. Però, diciamoci la verità, ascoltare Sia dopo aver sentito Noel Gallagher è da codice penale. Così come far salire sul palco principale David Guetta quando il giorno prima hai ospitato i Muse e i Sigur Ròs. Ok, è l’isola della libertà.

Ma a tutto c’è un limite!

La band americana dei Lumineers sul main stage dello Sziget

Ps: vi consiglio di andarci, magari prima dei trent’anni, ma anche dopo.

 

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