I dolci tipici ravvivano l’aria natalizia


I dolci tipici confermano tradizioni popolari e fede cristiana. Un momento diversa in un’era dove domina il free food, in chiave modern eating.

L’Italia è decantata per le sue produzioni alimentari di cui nel mondo ne hanno copiato il made in Italy, o meglio, hanno cercato di copiare. Il paese degli spaghetti, della pizza, dei tortellini, del prosciutto e Parmigiano, della polenta, della n’duja e tantissime altre produzioni che rappresentano un’Italia e le sue regioni con le tipicità gastronomiche che diventano da nord a sud identitarie, quasi a riconoscere in maniera mangereccia ogni regione.

Basta chiudere gli occhi e avere un po’ il senso di appartenenza oltre ad avere qualche cognizione sulle peculiarità nostrane. Non è difficile. Perché ogni italiano dal Trentino fino al trapanese, sa di buona forchetta ma soprattutto di patriottismo in nome della patria godereccia. 

I dolci tipici ravvivano l’aria natalizia

Anche i dolci nel periodo natalizio hanno un ruolo importante, dai panettoni, i pandori, torroncini, susumelle e le infinite squisitezze fatte in casa: fritte, al forno, mandorlate e speziate, dove il miele la fa da padrona.

Anche la Calabria, durante le festività sfoggia i “riti” tradizionali del periodo natalizio e come di consuetudine sulle tavole è d’obbligo la pitta con l‘uva passa. Da zona in zona cambia nome: Pitta impigliata, Pitta inchiusa, Pitta chicchiulata, e in alcune zone solo Pitta. Ingredienti poveri, ma ricchi i contenuti del gusto.

Farina rustica –integrale-, olio d’oliva, noci e uva passa e briciole di cedro. Certo anche garofano e cannella. L’impasto viene preparato il giorno prima rinnovando il lievito madre che di regola dura a volte, di generazioni in generazioni, facendo il giro di parenti e amici. Rinnovato il lievito la mattina avviene l’impasto con miele e si prepara la sfoglia intrisa di voglia di rievocare insieme alla famiglia il periodo che la vede protagonista nel periodo più bello dell’anno.