Crotone: le otto salme dei profughi tra i defunti di Papanice


cimitero di papanice
Crotone: Le otto salme dei profughi tra i defunti di Papanice

Sono state tumulate a Papanice le 7 donne e un ragazzo, arrivate giovedì nello sbarco della nave della Marina Militare Borsini insieme a 700 profughi. Non c’era posto in città, meglio all’ombra di un olivo, la collina si presta all’accoglienza. Crotone si è visto consegnare i corpi oramai decomposti di questi giovani che non hanno nome, che non hanno genitorialità o appartenenza. Come se già non soffrisse, la città, per lo strazio che prova quotidianamente guardando inermi ciò che accade sulle coste dell’antica Magna Grecia. E quei corpi che spesso il mare non ci rende, un massacro per la libertà. Tutte giovanissime le donne che gli è stato negato il sogno della loro vita, il loro avvenire racchiuso tra quattro tavole di pino in cassato sotto quelle zolle nere che non volevano ancora custodirle ma gridavano giustizia.

Chissà quanto hanno sofferto prima di morire. Una di loro sicuramente voleva che il figlioletto nel suo grembo nascesse nella terra libera, da uomo emancipato senza catene. Non hanno superato il viaggio queste donne coraggiose che hanno voluto sfidare le barbarie alle quali erano scappate. Sottomesse e circoscritte a doveri inimmaginabili e violenze, laddove la donna è tutto ma soprattutto niente. Non hanno nome queste vite spezzate, sono nostre sorelle che hanno bisogno di essere prese ad esempio, loro che venivano dalla fame e dalla guerra contro quel maschilismo ereditario che voleva a tutti i costi quei 7 posti perché l’uomo ne aveva più diritto.

Crotone: Le otto salme dei profughi tra i defunti di Papanice
Il grande quartiere periferico di Papanice

 

 Le otto salme arrivano in mattinata a Papanice, quartiere periferico di Crotone.

“Nessuno lavora oggi,” onore e merito a quei volti anonimi che meritano di avere una cerimonia, religiosa. Chiusi persino i Bar, i negozi. Tutto fermo. Un’estrema accoglienza tipica della gente del Sud, ma la solidarietà dei papaniciari è stata ineguagliabile: perché siamo “come loro”. E tutti al cimitero per ascoltare la santa messa officiata da don Angelo Elia. Presente anche don Pasquale Aceto. Non è mai successo che salme provenienti d’oltre mare abbiano ricevuto la funzione religiosa, la benedizione e la preghiera. Così è stato. Anche i bimbi con le mani giunte, davanti il camposanto chiuso subito dopo la funzione per ordine pubblico e disinfestazione del luogo. La terra farà tutto il resto.

Erano presenti i consiglieri comunali Enrico Pedace, Maria Rita Megna, e l’assessore alle politiche sociali Alessia Romano per dare la giusta sepoltura agli otto sventurati. Anche Pino de Lucia presidente dell’Agorà Kroton ha voluto essere presente, con le Misericordie.

Un mazzo di rose rosse su ogni bara ha dato colore alla celebrazione e certamente è diventato il simbolo della libertà femminile, soprattutto in quei luoghi di egemonia totalitaria e schiavitù cambiando gli uomini in bestie.

Ada Cosco