Calvizie, gli italiani non si rassegnano


Nell’ultimo anno è boom di autotrapianti: sono stati oltre quattromila

Ricorrono all'intervento anti calvizie soprattutto gli uomini tra i 20 e i 60 anni
Ricorrono all’intervento anti calvizie soprattutto gli uomini tra i 20 e i 60 anni

ROMA – Rassegnarsi a diventare calvi? Moltissimi italiani non si arrendono e cercano di correre ai ripari. Oltre 4.000 sono stati infatti i trapianti di capelli eseguiti in Italia nell’ultimo anno. La maggior parte dei richiedenti sono uomini con età che oscilla tra i 20 e i 60 anni. «Avere una chioma fluente è il sogno di molti uomini condannati dalla genetica a perdere i capelli – afferma Luca Cravero (www.lucacravero.it), chirurgo plastico di Torino socio del Sitri, la Società Italiana di Tricologia, oltre che di Aicpe e Isaps -. Il trapianto di capelli, tuttavia, è uno di quelli a più alto rischio di cattiva riuscita. Anche perché le false promesse in questo settore abbondano».

Cosa fare quindi per scegliere bene? Primo, imparare a distinguere i veri professionisti dagli imbonitori. «I veri professionisti sono i chirurghi specializzati in chirurgia delle calvizie che hanno dedicato anni della loro carriera specializzandosi in questo intervento, partecipano ai congressi dedicati alla chirurgia della calvizie e ai workshop di aggiornamento delle nuove terapie -spiega Cravero -. Gli imbonitori sono tutti quelli che promettono false aspettative: internet può diventare una vera trappola, ho rioperato diversi pazienti rovinati per essere finiti nelle mani sbagliate, per questo consiglio di essere certi della professionalità di chi scegliete». Punto secondo, non tutti i pazienti possono sottoporsi all’intervento di autotrapianto. «A seconda del grado di diradamento o di calvizie, scelgo di intervenire chirurgicamente solo quando non si compromette l’esito finale: ci sono infatti terapie di supporto che in alcuni casi possono evitare l’intervento – afferma lo specialista torinese -. Ovviamente mi riferisco a diradamenti recuperabili con le terapie galeniche o il PRP (plasma ricco di piastrine)».