Cannabis legalizzata? Serve un accordo Pd-Sel-M5s


Per superare lo scoglio del Senato serve una maggioranza alternativa

Il premier Renzi pensieroso: per approvare la legge sulla legalizzazione della cannabis serve una maggioranza inedita
Il premier Renzi pensieroso: per approvare la legge sulla legalizzazione della cannabis serve una maggioranza inedita

ROMA – Per non mandare…in fumo la proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis, che sta facendo discutere gli italiani sotto l’ombrellone, il Governo dovrà battere strade alternative. Non potendo contare infatti sull’appoggio del Nuovo Centrodestra del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e di quello della Salute, Beatrice Lorenzin, l’esecutivo guidato dal premier Renzi ha bisogno di una maggioranza alternativa al Senato. Palazzo Madama resta infatti il principale ostacolo per i provvedimenti da licenziare. Se si aggiunge il fatto che il loro gruppo parlamentare, Area popolare (Ncd-Udc), è sulle barricate (delle oltre 1550 proposte di modifica, 1219 sono state presentate dalla deputata di Ap, Paola Binetti), l’incertezza è evidente. Come evidenzia l’ultima analisi dell’associazione Openpolis, senza l’Ncd serve dunque una convergenza con i voti di Si-sel e Movimento 5 stelle. Ma una maggioranza formata dal Partito democratico con i due movimenti di opposizione sarebbe una situazione finora inedita. Inoltre, il Pd sarebbe davvero così compatto da reggere uno scarto di soli sei voti al Senato? Già, perché anche all’interno dei dem sulla questione della legalizzazione della canabis non c’è tutta questa unità di intenti. L’ala cattolica, in particolare, si è schierata nettamente contro al discusso provvedimento. «Se infatti facciamo i conti dei possibili voti favorevoli alla proposta di legge, emerge che l’unica speranza di approvazione del testo è che il Pd voti compatto e insieme al M5s – si legge nell’analisi di Openpolis -. E anche così la legge verrebbe approvata con una maggioranza di appena sei voti al Senato». Ma quanto è plausibile oggi uno scenario simile? In base ai dati raccolti nell’ultimo osservatorio delle leggi di Openpolis “Premierato all’italiana“, tra l’insediamento del governo in carica nel febbraio 2014 e la fine del 2015 nessuna legge è stata approvata in via definitiva senza il consenso dell’intera maggioranza di governo. Fa eccezione la legge sull’istituzione di una commissione d’inchiesta sul caso Moro, su cui Scelta civica si è astenuta. Sui voti finali, Area popolare si è espressa diversamente dal Pd solo in 3 casi, sempre alla Camera: sul reato di depistaggio (voto contrario), la riforma della prescrizione e il ddl diffamazione (in entrambi i casi astenendosi). Ma non si trattava mai di approvazioni definitive, e il testo è tornato al Senato per le modifiche. Quanto alle questioni interne al Pd, l’intergruppo parlamentare sulla legalizzazione della cannabis ha lanciato un appello a Renzi in favore della libertà di coscienza per i democratici. Con queste premesse, sembra proprio che la legalizzazione della cannabis sia destinata a rimanere un dibattito estivo.

Una panoramica del Senato, dove la legge sulla legalizzazione della cannabis rischia di arenarsi
Una panoramica del Senato, dove la legge sulla legalizzazione della cannabis rischia di arenarsi

La conta: senza Area Popolare al Senato il Governo è senza maggioranza

A Palazzo Madama, senza Area popolare, gli altri partiti della maggioranza di governo non sono autosufficienti per approvare le leggi. Se alla Camera il Pd dispone quasi da solo della maggioranza assoluta dei deputati (301 su 630), al Senato le cose cambiano e senza Area popolare l’autosufficienza viene a mancare, con 113 seggi su 321. «Per arrivare alla maggioranza sono necessari sia i 31 senatori di Ap, sia i 20 del Gruppo per le autonomie – spiega Openpolis -. Impossibile dunque che l’attuale maggioranza riesca ad approvare la legge, a meno di non poter contare sull’appoggio di gruppi parlamentari esterni alla maggioranza di governo. La proposta in discussione conta un lungo elenco di cofirmatari: 222 alla Camera e 70 al Senato. Provenienti per lo più da tre gruppi: Pd (cui sono iscritti il 38% dei firmatari della legge), M5s (da cui arrivano il 39% delle firme alla Camera, e il 34% al Senato) e Si-sel (circa il 12% dei firmatari). Questi tre gruppi messi insieme avrebbero, sulla carta, i numeri per approvare la legge. Anche se al Senato lo scarto sarebbe di appena 6 voti, visto che la maggioranza sarebbe raggiunta con 161 voti, e la somma dei seggi di Pd, Si-Sel e M5s arriva a 167.

Tutto è partito dalla proposta di legge di Giachetti e Manconi del Pd

L’iter parlamentare per la legalizzazione della cannabis è stato avviato, e il tema fa parte ormai dell’agenda politica. Una proposta di legge è stata presentata sia alla Camera che al Senato da due parlamentari del Pd. L’ex candidato sindaco di Roma, Roberto Giachetti, e Luigi Manconi. A promuovere l’iniziativa è stato un intergruppo parlamentare i cui componenti sono elencati su un apposito sito web che contiene manifesto dell’iniziativa e diversi materiali. Ma per rimanere nelle prime pagine dell’agenda politica anche alla ripresa dei lavori, dopo la pausa d’agosto, c’è bisogno di immaginare alleanze e voti inediti.