Tigri al macello nelle “tiger farm” asiatiche


La denuncia del WWF: migliaia di esemplari detenuti e uccisi

Tigri in gabbia in una "tiger farm" thailandese
Tigri in gabbia in una “tiger farm” thailandese

ROMA – Ancora oggi in Asia parti di tigri come ossa, pelle, vibrisse, coda, cistifellea e tanti organi vengono usati nella cosiddetta “medicina tradizionale”. Per soddisfare la domanda di questo “mercato” non solo vengono uccisi illegalmente rarissimi esemplari selvatici di tigre ma sono state create strutture, le cosiddette “tiger farm”, dove questi straordinari felini vengono allevati in condizioni disumane. Nonostante le richieste di numerose ONG di porre fine all’allevamento di tigri per fini commerciali ancora oggi si registra un aumento di questi centri, cresciuti a dismisura soprattutto negli ultimi 15 anni. Secondo l’EIA (Environmental Investigation Agency), ci sono oggi più di 200 “tiger farms”, distribuiti soprattutto tra Cina, Laos, Vietnam e Thailandia: la stima delle tigri tenute in cattività per essere ad un certo punto macellate arriva ad un numero che è compreso tra i 7000 e gli 8000 esemplari. Cifre spaventose, soprattutto se si considera che quelle allo stato selvatico in tutta l’Asia non superano i 3900 esemplari. «L’allevamento a fini commerciali provoca un danno enorme alla specie – afferma il WWF -. Il commercio di tigri e parti di tigre allevate minano seriamente gli sforzi di conservazione anche perché complicano seriamente la verifica dei controlli, creano una preoccupante copertura per il bracconaggio delle tigri in natura e, non ultimo, contribuiscono a consolidare e aumentare la domanda di organi di questi animali, rafforzando il messaggio che la tigre possa essere un amuleto e una panacea per mali incurabili». Le “tiger farm”, così chiamate per distinguerle dai bioparchi e dai centri di riproduzione delle tigri a fini di conservazione, sono diffuse in molti Paesi asiatici. Lo scorso giugno, in Thailandia la polizia ha condotto un’operazione in una “tiger farm” che fa comprendere cosa avviene in questi centri illegali: all’interno di un tempio (protetto quindi dalla sacralità delle strutture) gli agenti hanno rinvenuto 137 tigri, tenute in condizioni drammatiche, insieme ai resti di 40 cuccioli conservati in un congelatore e i resti di altri 30 in contenitori di vetro. Inoltre erano presenti oltre 1000 amuleti realizzati con pelle di tigre. «Le immagini scioccanti del “Tiger Temple” con cuccioli di tigre congelati e pronti per il commercio illegale danno una chiara evidenza di ciò che realmente accade dietro le quinte di questo business orrendo rendendo evidente il motivo per cui le tiger farm devono essere chiuse» afferma Michael Baltzer, capo del WWF Tigers Iniziativa Alive. «La chiusura delle Tiger farms permetterà ai Paesi che ancora ospitano le tigri di raggiungere l’ambizioso obiettivo di raddoppiare il numero delle tigri selvatiche entro il 2022» aggiunge Baltzer.