L’Isis ora fa paura al 73% degli italiani


Indagine Swg dopo la strage di Nizza. E la terza guerra mondiale per il 62% è vicina

I presunti jihadisti arrestati erano già noti alle forze dell'ordine per reati legati allo spaccio di droga
L’Isis terrorizza la quotidianità dei cittadini europei (foto Twitter)

ROMA – Dacca, Nizza, Monaco di Baviera, Wurzburg, Ansbach, Rouen. La serie impressionante di attentati delle ultime due settimane, di matrice terroristica o comunque influenzati dall’ideologia estremista, ha contribuito a far crescere ancora di più la paura dell’Isis in Europa. L’Italia, che è stata colpita direttamente con diverse vittime negli attacchi il Bangladesh e sulla Promenade des Anglais, non fa eccezione e si allinea agli altri Paesi europei quanto alle sensazioni che pervadono il Vecchio Continente. Come rileva l’ultima analisi dell’istituto Swg, lungo lo Stivale è cresciuta la percentuale dei connazionali che temono il sedicente Stato Islamico. Oggi sono il 73% mentre erano il 72% in un’altra rilevazione effettuata ad inizio aprile sempre da Swg. In quel caso il focus era centrato sull’attentato terroristico a Bruxelles che, assieme a quelli di Parigi del novembre 2015, avevano lasciato il segno in tutta Europa, contribuendo ad aumentare il senso di insicurezza dei suoi cittadini. Uno degli obiettivi degli adepti del Califfo al Baghdadi, del resto, è proprio quello di incutere timore nel quotidiano come riconosce anche il 39% degli italiani per i quali lo Stato islamico vuole “far vivere gli europei in una situazione di costante terrore e indebolire economicamente il continente”. Il senso di paura, di smarrimento e di rabbia nel nostro Paese è evidente e le principali responsabilità vengono addossate all’immobilismo delle autorità europee e alla gestione della questione mediorientale. «Sgomenta, nell’opinione pubblica, l’inerzia della classe dirigente europea – si legge nel dossier di Swg -. In un’epoca in cui l’Europa dà seri segnali di sbriciolamento politico ed economico, l’Isis riporta in auge il bisogno di un continente unito, compatto, forte, determinato e lungimirante. Gli italiani invece avvertono la debolezza, il vuoto, l’incapacità delle classi dirigenti europee nell’affrontare la nuova minaccia e osservano, delusi, la tendenza a cercare scorciatoie e a proporre soluzioni non all’altezza della sfida e delle novità. Non è un caso che il 65% definisce le élite europee con il termine di “smidollate”». Con tali premesse, non sorprendono dunque altri due elementi che emergono nell’analisi di Swg. Il primo è quello che riguarda la percentuale di italiani che si sentono in guerra con l’Isis. Sono il 40%, secondo il dato medio. «Ma il numero cambia – sottolinea Swg – se osserviamo le diverse generazioni. Si sentono in guerra con l’Isis il 53% degli anziani e il 50% dei Baby boomers, mentre i Millenials avvertono in misura decisamente più limitata il tema (32%)». Il secondo ha a che fare con la terza guerra mondiale. Un’ipotesi tutt’altro che campata in aria per il 62% degli italiani. Per il 16% uno scenario bellico su scala globale ha molta possibilità di avverarsi, mentre per il 46% è un’ipotesi abbastanza probabile.

Miliziani dello Stato islamico hanno rivendicato la strage sulla Promenade des Anglais
Miliziani dello Stato islamico in posa

Risposta culturale all’Isis preferita alle armi dal 70%

Come rispondere alla minaccia terroristica? L’escalation di sangue delle ultime due settimane ha riportato infatti sotto i riflettori l’impegno dell’Europa sul fronte della sicurezza interna con i governi che cercano, spesso inutilmente, di rispondere all’annosa domanda. Secondo l’analisi condotta da Swg l’idea degli italiani in merito è chiara. Niente armi, la risposta migliore è quella culturale. «Di fronte a questa nuova forma di terrorismo le soluzioni difensive, repressive e preventive risultano fragili, insufficienti – sottolinea l’istituto -. Per questo nell’opinione pubblica (70%) sta maturando l’idea che per fronteggiare questo nuovo fenomeno serve innanzitutto un risveglio di tipo culturale, prima ancora che di tipo militare». Ovviamente nella lotta al terrorismo anche i servizi di prevenzione giocano un ruolo importante secondo gli intervistati. Il 45% ritiene infatti che la creazione di un’intelligence europea sia prioritaria. Per il 20% serve una legislazione speciale come ai tempi del terrorismo brigatista, mentre raddoppia da marzo a oggi e passa dal 7% al 15% la percentuale di quanti ritengono fondamentale la nascita di un esercito europeo.