Iacopo Melio: «Così abbatteremo anche le barriere mentali»


Con #vorreiprendereiltreno dà voce ai portatori d’handicap. Entro il 2018, 264 stazioni saranno accessibili

Iacopo Melio #vorreiprendereiltreno
Iacopo Melio #vorreiprendereiltreno

ROMA – Potremmo definirlo un attivista per i portatori d’handicap o un ragazzo di 24 anni che fa valere i suoi diritti. Credo che Iacopo Melio sia entrambe queste cose. Una voce, spesso ironica, per chi non può parlare, ma anche per chi non sa come farlo o semplicemente si vergogna. Nato in un paesino a pochi chilometri da Firenze, si definisce «orgoglioso e rompiscatole quanto basta, con quattro ruote per spostarsi perché
nato comodo».
La campagna #vorreiprendereiltreno è iniziata nel 2014: da cosa è partita? Perché volevi prendere il treno?
Nasce da un articolo che scrissi sul mio blog, ironico, contro le barriere architettoniche. Era un appello alla politica dove chiedevo di farmi prendere il treno non tanto perché fosse un mio diritto, ma perché avevo voglia di innamorarmi su un treno e di incontrare la ragazza dei miei sogni, come in un film romantico. L’articolo è diventato subito virale sui social, accendendo così grande attenzione mediatica. Allora per non disperdere l’energia che si era creata ho deciso di fondare una onlus, #vorreiprendereiltreno appunto, con l’obiettivo di continuare a sensibilizzare.

Facciamo un po’ di gossip: l’hai incontrata poi la ragazza dei tuoi sogni?
Questo non lo posso dire…Altrimenti finirebbe tutta la magia di #vorreiprendereiltreno, no? Diciamo che, sicuramente, in questo viaggio ho incontrato tante persone! (sorride, ndr).

Ad oggi, cosa è stato fatto di concreto: non dico solo belle parole da parte delle autorità…
Siamo riusciti a stringere un accordo con Trenitalia, impegnandola a ristrutturare 264 stazioni entro il 2018, portando ad esempio l’accessibilità delle stazioni toscane ad un 80%. Continuiamo comunque a portare avanti sul territorio dei progetti di abbattimento delle barriere, quando le amministrazioni locali vogliono collaborare. Siamo aperti a tutti, non solo per sensibilizzare.

Sai dell’esistenza di stazioni e treni accessibili?
Certo, di stazioni accessibili ce ne sono eccome, ma si concentrano tutte lungo la tratta principale. La periferia è un macello. Basti pensare che le “sale blu”, ovvero i punti di assistenza per disabili, sono meno di 30 in Italia, per cui se una persona in carrozzina vuol prendere il treno deve prenotare anticipatamente l’assistenza, per poter avere il servizio garantito. In questo caso non si è mai liberi.

Quali sono le tratte accessibili?
Sicuramente quelle nazionali che attraversano l’Italia, da Milano a Roma. C’è una premura maggiore perché sono quelle che portano guadagni maggiori, ovviamente, soprattutto per la fascia “business” dei lavoratori pendolari.

Perché, secondo te in Italia l’accessibilità per tutti non è così scontata, rispetto ad altri Paesi. In Usa, Germania, Svizzera, Inghilterra, ad esempio, tutti accedono praticamente ovunque. Qui invece è difficile anche camminare per strada senza incontrare barriere e asfalto malmesso. Dove sta il nostro errore?
In Italia si tende ancora a fare le cose “per settori”, non a pensarle “per tutti” più semplicemente. Si pensa che se si abbatte una barriera lo si fa per i disabili, in realtà lo si fa per chiunque: dalle mamme con il passeggino agli anziani col bastone, o a un giovane sportivo grande e grosso che in qualunque momento potrebbe infortunarsi. Inoltre, si tende a fare errori superficiali e a dover correggere più volte, in uno spreco di tempo e di denaro. Non vorrei generalizzare troppo, ovviamente, ma all’estero le cose appaiono veramente più semplici, se non altro a livello concettuale. C’è un rispetto anche maggiore del bene pubblico.

Spesso accade che, chi ha difficoltà a spostarsi deve prima accertarsi che quel posto, ristorante, mezzo pubblico sia accessibile: dovrebbe essere scontato, no?
Dovrebbe, ma non è. C’è una superficialità e incuria di fondo, molto spesso anche a livello comunicativo. Siamo indietro, per esempio, a livello tecnologico e social. Quanti locali, come ristoranti, hanno un sito internet? Una minoranza. Quanti di questi hanno specificato le loro caratteristiche in fatto di accessibilità? Una minoranza, ancora. E che presentano un menu per celiaci? Ancora meno. Insomma, si tende a fare le cose alla buona eppure dovremmo ricordarci che il cliente, il cittadino, la persona, ha dei diritti e deve essere “coccolato” al meglio.

Si può lottare contro le barriere architettoniche, ma quelle mentali come si abbattono o si abbatteranno mai?
Sono assolutamente fiducioso. Il nostro compito è quello di far toccare con mano certe problematiche, mettendo le persone nei panni di chi vive certi disagi affinché possano sensibilizzarsi. Credo che con la giusta comunicazione e i giusti esempi, prima o poi, continuando a mostrare “il bello” che c’è e che abbiamo da dare alla società, ma soprattutto gli atteggiamenti corretti, anche solo per abitudine, nella testa delle persone entrerà sicuramente del buono… E pian piano il cambiamento culturale inizierà a dare i suoi frutti.

Con in il brano “Canto anch’io” hai battuto Justin Bieber su Itunes: quanto ti ha fatto sentire orgoglioso?
Tanto!! Ma quello è merito soprattutto di Lorenzo Baglioni, che ha saputo realizzare un fantastico video cogliendo esattamente quello che volevo: trasmettere un messaggio serio, e importante ma con il sorriso e in modo coinvolgente, ironico e autoironico. Non ci saremmo mai aspettati un risultato simile, ben 7 milioni di visualizzazioni su Facebook.

Prima di salutarci, come ti vedi tra 10 anni e come vedi l’Italia, in particolare per i disabili, tra 10 anni? Un posto con asfalti perfetti e zero barriere o forse è troppo?
Non mi voglio vedere tra dieci anni perché vivo molto alla giornata, prendendo il bello che capita. Asfaltare, forse, è troppo utopico anche per un sognatore come me… Vorrei però poter vivere in una società che non ha problemi, nonostante le barriere architettoniche “naturali”, a fornire gli strumenti assistenziali giusti ai cittadini per poter essere autonomi e indipendenti, nonostante le difficoltà. E in questo, vorrei immaginarmi felice, e libero, con una vita che mi piace.